Il mio lavoro è sempre nato da commissioni pubbliche o private in cui mi viene chiesto di raccontare contesti di Comunità in territori spesso di fragilità ed emergenza. Provo a costruire narrazioni attraverso le storie delle persone che incontro, le loro circostanze abitative e gli equilibri di forza che subiscono con i dispositivi socio politici che inevitabilmente ci condizionano e determinano. Le ragioni per cui ho scelto di usare la Fotografia come forma di comunicazione si trova nelle specifiche caratteristiche che solo questo strumento determina sulle immagini risultanti.

La macchina fotografica ha la capacità, per propria natura meccanica, di trasformare l’autore in un favorito “ Testimone” del presente, consegnando l’immagine al Tempo che ne farà Storia. Questo ruolo tanto privilegiato mi offre la possibilità di contribuire attivamente alla composizione di un Patrimonio collettivo che possa generare consapevolezze tanto individuali quanto civili attraverso l’immagine. Contro tendenza la rappresentazione torna ad essere misurata in una dimensione temporale più dilatata rispetto alle volontà dell’immediato consumo. Grazie a questa estensione ci sono immagini che acquistano significati e valori che l’immediato non può assegnare. Nafta è un progetto nato nel 2016 eppure oggi più che mai torna a riempirsi di urgenze e attualità. L’essere umano si confronta con il Tempo da sempre, quale variabile determinante ed al tempo stesso incontrollabile, solo la Fotografia mi consente di relazionarmi con esso in modo attivo e partecipe.

Abbiamo inventato codici diversi per poter generare relazioni e sistemi di comunicazione. Ogni grammatica porta con se specifiche e risorse proprie.Non credo sia possibile analizzare per confronto questi due strumenti espressivi. Entrambe, se usati con consapevolezza, hanno una potente autonomia ed efficacia ma si avvalgono di pertinenze differenti che appartengono al nostro sistema neurologico di decodificazione dei linguaggi.
La Fotografia appartiene al mondo dei codici VISIVI e sfrutta tutte quelle caratteristiche che si attivano nel nostro intelletto attraverso la percezione ottica. La parola invece usa gli strumenti di decodifica che si originano dalle nostre facoltà verbali e logiche; entrambe però utilizzano la più straordinaria tra le nostre competenze cognitive, l’Immaginazione.

Per provare a rendere meglio il senso mi piace citare una bellissima rilettura del concetto “ Imagination is a Knowledge by real experience to interpret specific circumstances ” edita da Archive Books, Berlino 2001, in “The witness”

“ Non può esserci apprendimento senza affettività ”
Questo archetipo è la connotazione della dinamica relazionale che naturalmente si genera tra me ed i contesti che incontro, una prassi che ci consente da sempre di evolvere autonomie e sviluppo.Una rapporto intimo, partecipe e condiviso che si costruisce nei gesti più semplici. Passo molto tempo con le Comunità che incontro; mangio, dormo, gioco con loro e cerco di ascoltare ed osservare i loro bisogni, le loro urgenze e il loro esclusivo punto di vista sulla realtà. Solo in questo modo la mia Immaginazione riesce ad attivarsi e interpretare l’ambiente che ci circonda con oggettività; secondo un Sistema di Valori tanto estetici quanto etici che provano a interpretare attraverso l’immagine anche le condizioni umane più contraddittorie.