Simona Cozzupoli, classe 1977, si laurea in Lettere con indirizzo in Storia e critica delle arti all’Università degli Studi di Milano.
Affascinata dall’arte divinatoria etrusca degli auspici, dalla forma casuale delle nuvole, dalle storie contenute nei mazzi di carte e dalla meraviglia suscitata dall’horror vacui, realizza piccoli e minuziosi diorami pervasi da un’atmosfera onirica, talvolta ludica.
Contemplando le parole, ha scoperto che il verbo“contemplare” deriva dal latino “templum” . Prima di riferirsi all’edificio sacro (tempio), il “templum” indicava la porzione circolare di cielo che il sacerdote etrusco descriveva con un apposito bastone per osservarvi il volo degli uccelli e trarne il responso degli Dei, ritenuto indispensabile per le decisioni degli uomini in diverse circostanze. Dal significato di “osservare il volo degli uccelli”, “contemplare” ha assunto poi quello più generale di “sollevare il pensiero e lo sguardo verso l’alto, verso qualcosa che susciti meraviglia, con atto prolungato e intenso”.
Le sue creazioni nascono dalla contemplazione di idee e sono la concretizzazione o trascrizione oggettuale di riflessioni che ruotano attorno ai temi dell’infanzia e dell’origine (dell’umanità e delle parole), del gioco, del sacro, dei simboli e degli archetipi, della divinazione, del caso e, sempre, della meraviglia, intesa come “ponte” verso una modalità conoscitiva intuitiva e preconcettuale. Come un koan, cioè un’affermazione paradossale che non può essere intesa dall’intelletto, la meraviglia crea le condizioni per un superamento della conoscenza/interpretazione razionale della realtà, mettendo in luce i limiti della logica e del ragionamento.
Concepisce le sue opere come pezzi di un’ideale wunderkammer: supporti concreti per andare “metà ta physikà”, “oltre le cose fisiche”, nella dimensione ludica della curiosità e della meraviglia.
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